Pensieri sparsi su TRF

E mi ritrovo qui in un ennesimo lungo trasferimento attraverso l’isola a chiedermi dove e’ finita la rivoluzione cubana e che cosa arriverà dopo.
Me lo chiedo su questo bus cinese nuovo di pacca che sfreccia di fronte alle fermate di cubani in attesa da ore di un trasporto fatiscente torrido e sovraffollato. Me lo chiedo guardando flotte di ciccioni canadesi ubriachi nelle piscina di un mostro achitettonico di Varadero, osservando l’arroganza di un sessantenne europeo al check in. Di fianco a lui una ventenne, cubana, bellissima.
A pensarci la rivoluzione e’ stata fatta per ridare Cuba ai cubani, scacciare la mafia dall’economia, debellare l’ignoranza e la prostituzione da un posto che veniva considerato il “bordello degli stati uniti”.
E dove sono finiti i nobili propositi?
Ma in fondo sono solo domande retoriche, una scusa. Basta fare due chiacchere con un taxista, al riparo di orecchi indiscreti per capire, che in pochi oramai credono alle prospettive sempre più lontane lanciate dalla Sierra Maestra nel 1958. Sembra una cosa oramai troppo lontana piena solo di retorica, ostinatamente tenuta in vita, ridipinta in occasione di obsolete parate militari.
Ad intermittenza, lungo la strada, tra i segni del fallimento ed un panorama caraibico da sogno, compaiono, come spot, enormi pannelli governativi: “patria o muerte”, “Girón, la victoria del socialismo”, “Socialismo, el futuro de Cuba”…
Penso a tutti gli amici un po’ comunisti, a tutti quelli che in fondo, hanno simpatia, per questa piccola isola baluardo di ideali nobili contro i meschini interessi del gigante imperialista americano. Sono come i Berluscones, irremovibili al fallimento oggettivo di un modello. Ho paura che entrambi, finiranno, vicini di ombrellone in un gigantesco all inclusive, chi in compagnia una mulatta, chi con i figli al miniclub. In sottofondo suona ironica l’orchestrina: “.. de tu querida presencia, Comandante Che Guevara…”

Informazioni su Pietro

pietro.lamprati@gmail.com
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